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Tour de France

rino odoardi

Mi chiamo Rino. Sono di Ascoli Piceno.

Vi dico subito che alla fine del racconto nessuna cima è stata raggiunta, così poi non ci rimanete male. Tutto inizia e finisce nel maggio 1994 siamo io, Enrico e Stefano tutto faceva presagire ad una bella gita e così fu.

Apro gli occhi, il legno mi circonda, è confortevole il Refuge de l’Alpe du Villar d’Arene, partiamo per raggiungere il passo di Cordier ma…. zero termico a quattromila metri, troppo caldo e le screpolate cornici incombenti non ci permettono di “svalicare”. Prima di tornare sui nostri passi, per non perdere la giornata, puntiamo su una piccola vetta, non prima di aver alleggerito gli zaini del peso superfluo. Piccola buca nella neve colma di formaggio, marmellate, salumi, merendine….l’occorrente per quattro giorni in rifugi non gestiti, tutto ordinato, tutto imbustato. Ci sentiamo dei bravi boy scout.

Il sole è “malato”, risaliamo un ripido canale seguendo delle tracce…. damn!! sono di camoscio e si sente pure l’acqua scorrere sotto la neve, ok tutto è andato bene scendiamo con gli sci.

rino odoardiSono il primo, giro l’ultimo dosso e tàh tàh, dalla nostra buca spicca il volo un branco di Pyrrhocorax pyrrhocorax direbbe l’ornitologo, un brutto presagio dico io.

Quei brutti corvaccinerimaledettiladri ci hanno mangiato tutto, formaggio, marmellate, salumi, merendine….i segni dei becchi su ogni cosa, ma ad uno dei ladri/uccelli è andata male, nella foga orgasmica del banchetto, ha beccato una bomboletta spray di sciolina tiè! Si torna a valle per acquistare del cibo, possibilmente leggero… di peso, ci siamo resi conto di avere gli zaini troppo carichi. Nel “supermarchè” soppesiamo le confezioni, questa pesa troppo, questa è poco nutriente questa no, questa così e così ah questa è perfetta, una salamella rinsecchita lunga quaranta centimetri con l’evidente scritta “bâton de berger” a volte la sogno ancora. Si mette al brutto, ma siamo già nel nido delle aquile, Refuge des Ecrins, assomiglia all’albergo di Jack Torrance, è enorme e siamo solo noi tre, tutto deserto, niente gestore, nonostante l’enorme quantità di neve e siamo oramai a fine maggio.

Stremati dalla fame, abbiamo già dei sentori di dissenteria. Cosa fare? Il bagno è all’esterno, c’è bufera, per raggiungerlo c’è un tratto attrezzato, occorrono piccozza, imbrago e ramponi, si trova al di là di un ripidissimo scivolo di neve!!!

Stefano esulta, eureka!! Faremo come nel lontano millenovecento … quando, giovane carrista, nella solitudine della guardia in garitta, si alleggeriva sopra un foglio di carta, per poi gettare il pacco il più lontano possibile. Benissimo, al mio turno, nell’intimità dell’ingresso del rifugio, eseguo la procedura, ma, appena gettato il fagotto dal bordo del precipizio, ecco una ventata forza 9, che rimanda al mittente il cartoccio inviato. Adrenalina pura. Solo la forza della disperazione e l’istinto di sopravvivenza mi aiutano a schivare il tutto ed evitare una figura di m…

Tranquillità, è ora di cena, temperatura interna -3°, quel poco che abbiamo è veramente poco, ecco che inizio a affettare il “bâton de berger”, che come un agnello sacrificale si sottomette al taglio nanometrico del coltello, ci scappano 6.000 fette.

Sono arrivati altri avventori nella locanda, due ragazzi francesi, nonostante Enrico li avesse già bollati palesemente come gay, (avevano l’unica colpa di abitare nello stesso palazzo a Fontainebleau), si adoperano per sfamarci a colpi caramellosi, di Mars. E’ già buio, noi ascolani siamo vicini all’ingresso della salle à manger, quando la porta del rifugio si apre cigolando, ipergelo, davanti a noi si para un ragazzo in t-shirt e pantaloncini con in spalla uno zaino quattro stagioni, livido e barcollante. Ci viene incontro, protende il braccio con in mano qualcosa che non riusciamo a capire cosa sia ed inizia a parlare.

Il ragazzo: OH! Enrico: OH! Il ragazzo: OH! Enrico ed io: OH! Il ragazzo: OH! Tutti e tre: OH!

I francesi: eau. Eau, acqua, vuole solo acqua, con la ciotola nella mano, ma proprio con degli “assscolani” dovevano imbattersi??

E’ quasi l’alba, soli soli, scivoliamo sul ripido pendio per poi iniziare la salita al Dome de Neige, aria secca gelida pulita, proseguiamo velocemente nonostante l’accumulo di quaranta centimetri, il pendio cambia pendenza, siamo al cospetto di grandi ghiacciai sospesi.

C’è vento di ricaduta, le tracce tra la polvere scompaiono poco dopo il nostro passaggio, il cielo azzurro cartolina, KRAKATOAHHHHH, a cinquecento metri da noi un seracco di sei piani cade giù alzando un polverone pompeiano.

La terra trema, la nuvola avanza, una voce urla scappiamo!! Ma dove, ma come, con mezzo metro di neve fresca e le pelli incollate. Attendiamo con ansia l’arrivo della micro perturbazione, un alito di neve ci investe, ci vediamo a stento, appena passata siamo coperti di bianco e stressati. Ragazzi, non forziamo la natura, non forziamo la natura. Riscendiamo per poi salire alla Roche Faurio, non ci posso credere, cado in salita e non riesco a “recapamme” arriva in aiuto Enrico.

BASTA si torna a casa, poco prima di finire la discesa, rataplan!! Enrico a pelle di leone, lo sci destro, come un cavallo a briglie sciolte punta verso la stalla, direzione sud sud est, fortuna che al richiamo del padrone si ferma, ma non torna indietro.

Prima che sopraggiunga qualcosa di malvagio, scendiamo di corsa verso l’auto, quando … lungo il sentiero, da dietro uno sperone roccioso … è una bellissima maestrina francese con appresso la lunga, sudata e colorita scolaresca. Ogni bimbo con il suo cappellino, zainetto, occhiali da sole, sorriso ed un sincero bonjour.

Rino Odoardi


Fotografie

  1. Rino: “il signore delle pelli”