Vai al contenuto

Presentazione

Un’area di 12.000 ettari, a pochi passi dal centro di Ascoli Piceno, posta ad incastro tra due parchi nazionali: quello dei Sibillini e quello del Gran Sasso e Monti della Laga.
Profili montuosi familiari a tutti coloro che percorrono la Salaria, nel tratto compreso tra Mozzano e Arquata del Tronto.
Versanti scoscesi, aspri, spesso a picco sul Tronto, sui quali l’automobilista, anche se attento alla guida, sui tortuosi tratti della vecchia consolare, non può fare a meno di notare; incredibili casolari sospesi o aggrappati a creste rocciose.

Questa è la zona che il CAI ascolano da diversi anni addita all’attenzione degli escursionisti; che indica come nuova frontiera dell’ambientalismo dopo la conquista dei parchi sulle alte montagne.
È innegabile il grande valore di aree preappenniniche come quella del Monte Ceresa, dove è più facile ritrovare le proprie radici contadine, dove le tracce di un pasato che ci appartiene sono ancora così leggibili da diventare, tra l’altro, un luogo di insostituibile didattica per scuole di ordine e grado.

Così come è innegabile che il sentiero stesso, traccia lasciata dai passi di generazioni di nostri antenati, costituisca di per sé una testimonianza eloquente di un’epoca che è molto utile e importante ricordare.

Ecco all’ora il senso della presenza della Provincia in un progetto che, in perfetta sinergia con la Fondazione CARISAP, vuole restituire la zona del Monte Ceresa ed i suoi sentieri, ai passi delle generazioni di oggi.

Va perciò riconosciuto il merito del CAI, ente morale di indiscussa competenza, la cui sezione ascolana ha compiuto ben 122 anni di presenza e presidio sul territorio, in un progetto che ha promosso e suguito in tutte le sue fasi.

Massimo Marcaccio
Assessore all’Ambiente della Provincia di Ascoli Piceno


 


 

Dialogo trasparente e costante: la “parola d’ordine” che regola la relazione tra la Fondazione Carisap e il territorio. Un territorio che la Fondazione “vive” attraverso l’ideazione e la realizzazione – spesso in prima persona – di progetti e iniziative che ne favoriscano lo sviluppo socio economico. A partire dalla valorizzazione di ciò che nel territorio è già presente, come la cultura e il patrimonio naturale. Tesori tanto segreti quanto affascinanti che chiedono di essere “rivelati”.

Questo è il contesto in cui la Fondazione ha posto il proprio coinvolgimento per la realizzazione di “Appennino Perduto”. Un progetto che è un cammino sui sentieri montani alla scoperta di suggestioni uniche, di mille prospettive che a loro volta raccontano le mille caratteristiche che formano l’identità – unica, preziosa e primigenia – dell’area del Monte Ceresa.

Il risultato, frutto di un lavoro a “quattro mani” con il Club Alpino Italiano, è una “mappa del tesoro”: a servizio delle comunità locali che avranno uno strumento in più per compiere un viaggio alla riscoperta delle proprie radici; al servizio di tutti coloro che, percorrendo i sentieri montani del Monte Ceresa, potranno vivere l’esperienza di un contatto con una natura selvaggia, suggestiva e tutta da “scoprire”.
E se Appennino Perduto è l’incipit della storia, “patrimonio ritrovato” ne è lo sviluppo naturale. 

Perché, per la Fondazione Carisap, lo sviluppo del territorio è in primo luogo “piena consapevolezza” di tutto ciò che il territorio offre.
Perché per la Fondazione Carisap questa consapevolezza non può che passare necessariamente attraverso la creazione di nuove chiavi di fruizione del territorio stesso. Per rileggerne il passato. Per costruirne il futuro.

Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno

 


Il presente volume, unitamente alla carta escursionistica, è parte del lavoro concretizzato dalla sezione CAI di Ascoli Piceno nel corso dell’anno 2003/2004 e parte del 2005.
Ma il “Progetto Ceresa”, viene da molto più lontano: è uno dei prodotti più importanti di quella ricerca, che parafrasando indegnamente Marcel Proust, fu denominata “Alla ricerca dell’Appennino Perduto”, che il CAI ascolano porta avanti dalla seconda metà degli anni ’80. Fu in quegli anni che le attenzioni di alcuni incalliti alpinisti-escursionisti ascolani, si rivolsero ad aree preappenniniche per troppo tempo trascurate a favore dei gruppi “famosi”, come Sibillini, Laga, Gran Sasso. Incalliti si, ma non privi di strumenti culturali, i nostri furono colpiti dalle testimonianze di una civiltà contadina e montanara di cui il preappennino è ricco, ed i sentieri, spesso nascosti da una vegetazione che recupera i suoi spazi, sono parte essenziale di esse.

Nacquero così, come primi risultati della ricerca, le prime gite e trekking tra paesi abbandonati organizzati dal CAI per i cittadini ascolani. Particolare importanza ebbero i trekking dell’Appennino Perduto (1991) del Brigante, della Metella, a cui fecero seguito in anni più recenti, i trekking da Ascoli al Monte Vettore, o dalla stessa città alla cima del Gran Sasso. Tutti con denominatore comune la riscoperta di quella parte di territorio che sta tra la città e le alte montagne appenniniche. Il successo di partecipazione confermò che il “comune sentire” era sintonizzato con il nostro.

Con questo lavoro il CAI, grazie alla fattiva collaborazione dell’Amministrazione Provinciale e della Fondazione CARISAP di Ascoli Piceno, è in grado di offrire alla cittadinanza, soprattutto ma non certamente solo ascolana, un nuovo spazio di cultura, di natura e di avventura.

Uno spazio fatto di incredibili “paesi verticali” fusi con le balze rocciose, antiche chiesette dai portali istoriati, canyon nascosti nel verde, creste vertiginose e panoramiche, castagneti centenari, pareti rocciose abitate dai rapaci.
Per realizzare il “progetto Ceresa” la sezione ha chiamato a collaborare tutti i soci in grado di farlo, per conoscenza del territorio, per competenza professionale, ma soprattutto per passione. E’ stato effettuato un censimento della rete sentieristica, è stato redatto un piano per la riapertura e la segnaletica. Un altro gruppo di esperti si è occupato di ricerche storiche e naturalistiche. I coordinatori hanno infine tirato le somme di tutto, seguendo i lavori sul terreno ed infine concretizzando i prodotti che avete in mano: la guida escursionistica e la carta dei sentieri.

E’ assolutamente doveroso, da parte mia, ringraziare Antonio Palermi ed Alberico Alesi, che hanno messo a disposizione la loro esperienza di autori di guide e carte sui gruppi montuosi del centro Italia, le guide alpine Ciarma e Franceschi, che hanno seguito da vicino i lavori di riapertura e segnaletica dei sentieri, ed infine tutti i componenti dei gruppi di lavoro i cui nomi compaiono nella pagina iniziale di questo libro.

Dario Nanni
presidente della sezione CAI di Ascoli Piceno