Provincia di Ascoli Piceno
Medaglia d’oro al Valore Militare per attività partigiana
Un sentiero per ritrovare la memoria offuscata dall’oblio di ciò che non può essere dimenticato è quanto mai necessario. D’altra parte la memoria è un sentiero da ripercorrere per scoprire nuovamente le radici ed il nostro senso di appartenenza alla comunità.
La memoria è anche terreno fertile fatto di valori saldi e condivisi sui quali far crescere idee e speranze per il futuro del nostro paese.
Non va tenuta da parte, non va distinta dal progresso e dalla velocità con la quale viaggia la conoscenza nel XXI secolo.
Essa è la capacità di rileggere il presente attraverso la consapevolezza delle difficoltà e dei successi necessari per portare a compimento una società giusta e solidale.
La memoria storica di quegli anni, di quegli uomini, di quegli eventi che ci hanno restituito la libertà, rappresenta la base della convivenza civile e l’antifascismo, probabilmente, rappresenta ancora oggi l’unica esperienza collettiva costitutiva della democrazia italiana, che trova nella nostra Costituzione
Repubblicana la sua più grande ed attuale eredità.
Per questo la memoria, resta il punto di partenza del rinnovamento del nostro paese e di tutta l’Europa unita.
Proviamo a ripartire da sentieri come questo.
Il Presidente della Provincia di Ascoli Piceno
Massimo Rossi
Club Alpino Italiano
Sezione Ascoli Piceno
La scorsa estate sulla stampa nazionale è apparso un interessante dibattito a seguito di una brillante iniziativa presa da quattro giovani.
La loro idea è stata quella creare una banca della memoria formata da video della durata di dieci minuti dove, senza fronzoli né domande, una persona anziana racconta un episodio della sua vita che lo ha particolarmente colpito, nella gioia e nella sofferenza: guerra, cibo, lavoro, amore. Così, girando l’Italia, la caccia dei quattro ragazzi al tesoro dei più anziani – la memoria – ha portato in poco tempo a raccogliere oltre tremila interviste che sono visibili sul web in un apposito sito. Guardando i filmati risulta evidente come anche semplici episodi vissuti da singole persone siano stati condizionati dai fatti della grande storia ed assumano di conseguenza un significato collettivo.
Le riflessioni che sono scaturite dalla conoscenza dell’iniziativa – e che sono buone per commentare anche il lavoro fatto da William Scalabroni e Marco Morganti con “Il sentiero della memoria” – riguardano proprio le conseguenze della perdita della memoria a cui stiamo assistendo nella società odierna che, dominata da un frenetico presente, sembra avere perso interesse per quei valori che vengono dalla storia, facendo rifluire l’attenzione più sugli interessi individuali che su quelli generali.
Le conseguenze sono gravi anche perché si assiste inermi alla cancellazione di principi universali come: legalità, verità, coerenza, primato dell’interesse pubblico su quello privato.
Da qui la sensazione che l’opinione pubblica sia rimasta senza voce, cioè sia formata da tante convinzioni espresse da ciascuno di noi senza raggiungere più una visione comune.
Il “sentiero della memoria” vuole essere un’alternativa a tale situazione presentando i tragici avvenimenti accaduti a Colle S.Marco il 3 ottobre 1943 attraverso i ricordi personali di chi ne è stato testimone.
Ciò che successe quel giorno è legato anche all’accadimento di un altro evento straordinario: la potente scossa di terremoto che al mattino colpì il territorio, alla quale sono stati associati i fatti vissuti in quel momento e li hanno resi nitidi nella memoria. Per fare un paragone con un avvenimento più recente, tutti noi ricorderemo sempre ciò che stavamo facendo l’11 settembre 2001.
Il modo poi attraverso il quale Scalabroni e Morganti presentano quelle vicende è avvincente e riprende una particolare tecnica utilizzata da scrittori e registi, cioè quella di raccontare un episodio accaduto attraverso le esperienze vissute da ciascuno dei protagonisti, riportando ogni volta indietro l’orologio del tempo.
Chissà, ci potrebbero essere ancora altre persone che possono rivelare come abbiano vissuto quel mattino del 3 ottobre 1943.
Come presidente della Sezione CAI di Ascoli Piceno desidero evidenziare anche il significato che per noi riveste l’altra parola presente nel titolo – sentiero -, perché proprio a Colle San Marco di recente il principale sentiero che attraversa il territorio è stato brutalmente interrotto con una recinzione, ignorando tutto ciò che esso rappresenta per la nostra comunità.
Eppure, percorrendolo, il sentiero trasmette non solo nozioni storiche ed ambientali ma anche emozioni. Da questo punto di vista il “sentiero della memoria” ricorda i “sentieri della pace” dolomitici nati di recente come trasformazione dei sentieri storici sui luoghi della Grande Guerra con l’intento di recuperare non solo la memoria dei tragici fatti del passato ma anche di diffonderei valori universali di pace e di libertà.
Il Presidente del CAI di Ascoli Piceno
Ing. Franco Laganà
Associazione Nazionale
Partigiani d’Iitalia
In nome dell’intero Comitato Provinciale Piceno dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e mio personale esprimo il più sentito ringraziamento al Partigiano William Scalabroni e al sig. Marco Morganti per la pubblicazione de “il sentiero della memoria” a ricordo di alcuni fatti avvenuti il 3 ottobre sul Colle San Marco.
La loro lettura mi ha fatto rivivere anche la mia storia dalla sera del 17 settembre al 3 ottobre ‘43, soprattutto il ricordo di essere riuscito con altri quattordici Compagni a sottrarmi dal fuoco dei tedeschi provenienti da Ripe di Civitella e il ricordo di quei dieci Partigiani che non riuscirono a continuare la fuga e che furono accerchiati e presi prigionieri, e poi fucilati il 5 ottobre a Cerqueto e a Pagliericcio di Civitella.
La figura del giovane Carlo Grifi che a Meschia di Roccafluvione si prodigò nell’assistenza agli ebrei (l’intera famiglia ebrea ascolana Cingoli-Fuà), agli ex prigionieri alleati e Partigiani e nel servizio medico dei feriti e dei malati coadiuvando il Dott. Domenico Farace, medico ospite nella vicina frazione di Abetito di Montegallo.
Inoltre il giovane Carlo Grifi fu richiesto dal Comandante Spartaco Perini per eguale assistenza ai numerosi Partigiani del Colle San Marco, ove si recò alla fine del mese di settembre.
Forte straziante è la figura della donna che nel paese di Castel Trosino implorò in ginocchio, gridando e piangendo, abbracciandone gli stivali, un ufficiale tedesco per chiedere la liberazione del marito che era tra i prigionieri del Colle San Marco, ottenendola, il prigioniero era il padre dell’ex Assessore alla regione Vallesi Gino.
Il Presidente dell’ANPI di Ascoli Piceno
Tito Alessandrini