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Itinerario 6

Loc. di partenza: Poggio R. 650 m

Dislivello complessivo: 200 m ca

Orario complessivo: 2/3 ore

Difficoltà: E

Segnaletica: itinerario n. 435, 401, 430

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Anello

Il sentiero per la grotta: più verde non si può

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La grotta delle sorprese

Poggio Rocchetta – Grotta del Petrienno – le Pagliare – Poggio Rocchetta

Accesso

Prendere
la vecchia Salaria (uscire ad Acquasanta se si proviene da ovest oppure
a Ponte D’Arli se si proviene da est). Nei pressi di Centrale, prendere
per Tallacano e seguire questa strada fino al paese. Giunti a
Tallacano, continuare per la strada bianca che inizia subito oltre e
seguirla fino al termine. Si parcheggia sullo slargo proprio sotto la
frazione di Poggio Rocchetta.

Commento

La
“Grotta” del Petrienno è stata l’ultima “scoperta” di questo gruppo,
che ci ha riservato non poche sorprese. Quando arriverete alla grotta
capirete meglio il perchè. Praticamente invisibile, anche se di
dimensioni ragguardevoli, circa 60 m di larghezza per 15 di profondità,
è nascosta quasi interamente da alberi e incassata in una stretta valle
del tutto invisibile a distanza. L’entrata che proponiamo, passa sotto
la cascata formata dal fosso ed è veramente simpatica anche se
improponibile nei periodi di piena. I locali ci hanno raccontato che il
luogo è stato di ricovero a soldati americani durante l’ultima guerra,
ed alcune scritte sulle pareti lo confermano. La vicinanza dal paese
(poco più di 1 Km), la comodità del percorso (quasi sempre
pianeggiante) fanno di questo itinerario una gita proprio per tutti,
piacevole, istruttiva e ricca di suggestione.

Relazione

Dal
parcheggio (650 m circa) si prende il sentiero (402) che sale al paese
e, oltrepassate le prime case, si prende subito a sinistra una
mulattiera pianeggiante (sentiero n. 435). In leggera discesa si
costeggia il fosso, si oltrepassano i ruderi di una vecchia costruzione
incassata nella roccia e poco oltre si giunge ad un bivio (raccordo per
il sentiero n. 430) nei pressi della confluenza tra il fosso delle Pile
e il fosso Petrienno (635 m). Si continua in lieve salita tenendosi
sempre sulla sponda destra del fosso, si oltrepassa, ignorandolo, un
bivio minore verso sinistra e si giunge ad un nuovo, poco evidente
bivio.

Prendere a sinistra; in lieve
discesa, su una traccia poco marcata che conduce in breve al fosso
dell’Agore, che si attraversa. Il sentiero, adesso più netto, volge
verso sinistra e poco oltre aggira un crinale. Una vecchia costruzione
arroccata sulla roccia precede un grande strapiombo. Costeggiare la
parete fino in fondo dove una stretta fenditura tra grandi massi
permette di accedere sull’altra sponda della valle passando proprio
sotto la cascata formata dal fosso. Qui è la grotta del Petrienno (700
m circa, 1 Km circa, 0.30 ore).

Si risale
tutta la grotta; poco oltre, verso monte, il sentiero risale nel bosco
e volge subito verso destra. In traverso ci si riporta al fosso che in
questo tratto forma caratteristiche cascate. Lo si attraversa di nuovo
e con alcune svolte si sbuca su una vecchia pista. La si segue verso
sinistra, si attraversa di nuovo il fosso e poco oltre si giunge al
bivio con l’itinerario n. 401 (770 m circa, 0.20 ore).

Prendere
a sinistra per il sentiero che dopo una leggera salita sbuca su una
cresta molto panoramica. Si continua in piano verso destra, si supera
la località “le Pagliare”, ormai solo ruderi di edifici nei pressi di
alte pareti di arenaria, e in leggera discesa si oltrepassa il fosso
delle Pile. In piano si raggiunge in breve un nuovo bivio (770 m circa,
0.25 ore).

Prendere a sinistra (sentiero
n. 430) e, costeggiando il fosso scendere nella valle tra boschi di
castagno. Dopo un lungo tratto, poco prima della strada per Poggio si
raggiunge un nuovo bivio (650 m circa, 0.20 ore).

Lasciato
il sentiero principale si scende velocemente al fosso. Una volta
guadato (problematico con molta acqua, 635 m, 0.20 ore) dall’altra
parte incrociamo il sentiero dell’andata che, verso destra, conduce
facilmente al paese (0.15 ore).

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Doccia obbligatoria prima di entrare nella grotta del Petrienno

Un crostaceo molto sensibile

Il
gambero di fiume (Austropotamobius pallipes) è un crostaceo che vive
nelle acque correnti e ben ossigenate dei corsi d’acqua montani e
collinari, nonché nei tratti sorgivi dei fiumi maggiori. Gli esemplari
adulti scavano tane tubulari nella sabbia o nel limo, ove dimorano di
giorno e durante l’inverno; gli individui giovanili invece occupano per
lo più gli spazi fra i ciottoli del fondo. La specie è intollerante a
qualunque forma d’inquinamento e risulta soggetta ad innumerevoli
pressioni antropiche che, minacciandone ed impedendone il mantenimento
e la diffusione, possono essere così riassunte: rarefazione della
specie, degrado ambientale, patologie, pesca incontrollata,
bracconaggio ed introduzione di specie esotiche. Nell’ottica di tutela
è stata quindi inclusa nella “Lista Rossa degli invertebrati” della
IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) ed è
stata riconosciuta come specie europea di conservazione prioritaria
dalla Convenzione di Berna.

Questo crostaceo è
ritenuto il principale indicatore biologico di qualità dei corsi
d’acqua dell’Appennino centro orientale ed al fine di tutelarne le
popolazioni e permetterne lo sviluppo attraverso reintroduzioni,
nell’ambito dei finanziamenti comunitari LIFE Natura (bando 2002), è in
atto il progetto “Austropotamobius pallipes: Tutela e gestione nei SIC
dell’Italia Centrale”, elaborato dalla Provincia di Chieti con la
partnership delle Province di Ascoli Piceno, Campobasso, Isernia,
L’Aquila, Pescara e Teramo. Il progetto presenta un approccio secondo
cui la specie è concepita anche come risorsa biologica a vantaggio
delle comunità locali; uscendo quindi dalla logica puramente
protezionistica che ha contraddistinto il passato, si vuole agire su
tale risorsa gestendola in maniera diversa, non permettendone il
depauperamento e contribuendo alla sua diffusione. Infatti, a sostegno
di divieti di prelievo in ambito naturale, sono previsti incubatoi di
valle per la produzione di materiale autoctono da reintrodurre in
ambiente naturale ed in maniera subordinata da destinare al consumo.

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L’insediamento nella grotta