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Itinerario 5

Località di partenza: Pretare 920 m

Località di arrivo: Passo di Galluccio 1197 m

Dislivello complessivo: ca 300 m

Orario complessivo: 2.30/3.30 ore

Difficoltà: E

Segnaletica: itinerari n. 452, 403, 451

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Anello di Pretare

Da Pretare al Passo di Galluccio

Discesa: per Valle Stretta

Accesso

Dalla
SS4 “Salaria”, a Trisungo, prendere per Arquata del Tronto e quindi
proseguire verso monte superando Piedilama. Giunti a Pretare si lascia
l’auto in prossimità del “Bar Sibilla”.

Commento

Fa parte della rete di sentieri storici che venivano usati un tempo per raggiungere i pascoli della zona di “Prato Comune”.

È
un’escursione non lunga e facilmente percorribile da tutti ad eccezione
di qualche piccola difficoltà per raggiungere, con breve deviazione, la
cima della Tesa. L’itinerario è comunque particolarmente remunerativo,
sia per gli aspetti paesaggistici che per quelli ambientali.

Interessante
pure nel periodo invernale, durante il quale, con sufficiente
innevamento, si presta ad essere percorso anche con le ciaspole.

Abbiamo inserito una variante (non segnata sulla carta) più breve per chi non se la sente di effettuare tutto il giro proposto.

Relazione

Dal
parcheggio (920 m), si prende a destra una stradina asfaltata e dopo
pochi metri ancora a destra si attraversa un ponticello che supera il
fosso di Morricone. Si costeggia il campo sportivo sul lato breve e al
termine si lascia un bivio a destra per proseguire in direzione est.

Ora
su sentiero si sale nel bosco a prevalenza di quercia, con una serie di
svolte. Uscendo dal bosco, si raggiunge un’ampia sella sommitale (1100
m). Da qui, percorrendo in direzione nord-est un’evidente mulattiera
per ca. 430 m, si raggiunge, in corrispondenza di un netto tornante, la
strada bianca che da Prato Comune arriva al Colle di Galluccio (1175 m,
0.40 ore). Si continua per questa, verso sinistra, e dopo aver superato
una cabina dell’Enel si arriva al Colle di Galluccio (1197 m , 0.45
ore).

Da qui si segue la strada
provinciale a sinistra per ca. 50 m fino alla vista di una evidente
traccia di mulattiera che scende a sinistra verso il fondo di Valle
Stretta. La si segue, e superato il punto più basso si continua a
scendere, in prossimità del fondo valle, sul versante opposto (1145 m).

Da
questo punto il sentiero costeggia per un lungo tratto il confine del
parco Nazionale dei Monti Sibillini e pertanto fino a quota 975 è
affiancato dalle tabelle perimetrali che riportano il caratteristico
emblema. Seguendo il sentiero si arriva ad incrociare una sterrata in
corrispondenza di un ampio tornante (966 m), la si prende a sinistra e
si prosegue fino a che, divenuta asfaltata, supera un sottopasso e
finisce sulla provinciale a Pretare. Per questa in breve si torna al
punto di partenza (0.30 ore).

Variante bassa

Dalla
sella a quota 1100, si prende a sinistra la cresta, inizialmente ampia,
in direzione nord-ovest e si raggiunge in breve il Colle la Tesa dove è
posta un’evidente croce in ferro (1171 m , 0.10 ore). Tornati alla
sella si continua a scendere in direzione sud-est, seguendo un sentiero
che, sempre più largo ed evidente, rientra nel bosco e con rapide
svolte raggiunge il cimitero di Pretare (909 m, 0.35 ore). Da qui,
seguendo la stradina che parte dall’entrata della Chiesa, si torna
sulla provinciale che, risalita a destra, riconduce in breve al punto
di partenza (920 m, 0.15 ore).

Anello

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Il convento di San Francesco a Borgo d’Arquata

L’origine
del convento di San Francesco presso Borgo d’Arquata si fa coincidere
con il passaggio di San Francesco in territorio ascolano avvenuto nel
1215.

La vita di questi primi francescani fu
improntata alla estrema povertà, nello spirito dei primi seguaci che
ricevettero, in aiuto alle loro necessità, fondi a titolo di legato
dalla ricca e possidente famiglia Bucciarelli di origine reatina. Ma i
minori osservanti, non trovando tali beni conformi alla regola di
povertà praticata da San Francesco, cedettero il convento ai padri
conventuali della Provincia dell’Umbria, chiamata anche Amministrazione
di San Francesco. L’ambito di tale provincia, come determinato da papa
Clemente IV, comprendeva infatti anche i territori di Arquata oltre
quelli umbri.

Nel 1810 il governo napoleonico
decretò la soppressione della congregazione religiosa ed il convento fu
chiuso. Nel 1816 il Papa, tornato a Roma dall’esilio, ordinò il
ripristino degli ordini e il ritorno ai conventi, ma per le Marche
l’azione veniva ristretta solo agli ordini mendicanti e ai conventi
invenduti o restituiti dagli acquirenti. Il convento di San Francesco
fu però rifiutato dai conventuali, sebbene questi avessero avuto la
possibilità di riaverlo gratuitamente a causa delle difficili
condizioni di vita che presentava dovute soprattutto alla posizione e
al freddo.

Tuttavia grazie all’opera di Mons.
Cappelletti che lo storico Capponi definisce “Vescovo di gloriosa
memoria per il suo zelo nella custodia della religione cattolica e
della disciplina ecclesiastica”, il quale “fu largamente in benedizione
presso gli ascolani”, il convento fu affidato alle cure di Padre Biagio
da Castignano. Grazie alle elargizioni delle famiglie e del comune di
Arquata, il piccolo convento si ingrandì.

A
metà dell’Ottocento i frati avevano aperto una scuola di grammatica, di
umanità e di retorica frequentata da giovinetti del Comune. Essa
costituiva un motivo di vanto visto che Ascoli non contava che tre
insegnanti e l’unica scuola femminile era quella fondata da Mons.
Marcucci. La presenza dei religiosi nel Convento terminò tuttavia nel
1862.

Come scrive Adalberto Bucciarelli, nel
periodo post unitario, in cui dilagava il brigantaggio, all’interno del
convento vennero trovate delle armi e le accuse rivolte ai frati
causarono la chiusura del convento. Solo la chiesa fu riaperta qualche
anno dopo, mentre i beni e i terreni del convento furono venduti. Ancor
oggi la chiesa è officiata e conserva esposta la “Sacra Sindone di
Arquata del Tronto”; il convento è invece divenuto abitazione di
privati.

didascalia

La “Valle Infetta” con Rigo in primo piano

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Fiordalisi e asfodeli nei prati del Galluccio