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Itinerario 10

Località di partenza: ponte sul fosso dei Mottari (414 m)

Località di arrivo: Piandelloro (804 m)

Dislivello complessivo: 400 m circa

Orario salita: 2/3 ore

Orario discesa: 1.30/2 ore

Difficoltà: E

Segnaletica: itinerario n. 425

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Lungo il fosso dei colori

Dal ponte sul fosso dei Mottari a Piandelloro per Case Casale

Discesa: stesso itinerario

Accesso

Dal
bivio per Tallacano, in prossimità di Centrale di Acquasanta (4 Km da
Acquasanta Terme), si segue la strada asfaltata per 4,5 Km; subito dopo
il bivio di Valle Fusella, si parcheggia l’auto in prossimità di un
tornante all’altezza di un ponticello.

Commento

Il
percorso presenta degli scorci naturalistici interessanti e tipologie
costruttive di particolare interesse. È possibile osservare case
incastonate nella roccia (esempio tipico di costruzione rupestre),
boschi misti (castagneti e lecceti) e banchi di arenaria.

La
morfologia del percorso è piuttosto varia, dal fondovalle al crinale e
l’itinerario è adatto a tutti gli escursionisti. Il percorso si rivela
ancora più interessante nel periodo primaverile – estivo, per la
presenza di cascate in prossimità di Case Casale, la cui portata è
legata al ciclo stagionale. Molto suggestivi sono i colori e i profumi
delle specie floristiche.

Questo sentiero era l’antica via di collegamento fra Piandelloro e il fondovalle.

Molto
interessanti sono le costruzioni a ridosso della cascata dopo Case
Casale. Questo tipo di abitazioni, senza tetto perchè a ridosso di
grandi cavità nella roccia, si ritrovano in altre località del gruppo
come nella grotta del Petrienno (v. it. 6) e a Sasso Miglio (v. it. 7).

Relazione

Dal
ponte sul fosso dei Mottari (414 m), si imbocca un’evidente carrareccia
che si segue agevolmente. Dopo circa 150 m, a sinistra, si guada il
fosso dei Mottari e si prosegue su un evidente sentiero in salita. Con
alcuni stretti tornanti si risale il crinale fino a quota 500 m dove il
percorso torna pianeggiante e traversa lungamente il versante destro
della valle. Alternando macchie e radure, si oltrepassa un tratto sotto
alte balze rocciose e quindi si scende e si attraversa il fosso. Si
risale l’altro versante e si traversa verso destra dove poco oltre si
giunge ad un netto bivio (590 m circa, 0.50 ore). A sinistra, una breve
deviazione (0.15 ore A/R) permette di visitare le rovine di Case
Casale. Posto sul crinale, con a fianco le tipiche costruzioni nella
roccia, offre un pittoresco scorcio di questa isolata valle.

Ritornati
sul sentiero principale, si prosegue per poco fino ad un altro bivio
(600 m). Anche qui, una breve deviazione (0.20 ore A/R) permette di
visitare un complesso di costruzioni a ridosso di un’alta parete di
arenaria, proprio nei pressi di un torrente che forma delle cascate,
sopra e sotto l’abitato. Il posto ha una notevole carica suggestiva.
Tornati sul percorso principale, il sentiero in breve diventa pista e
attraversa un castagneto fiancheggiando un fosso secco.

Sempre
seguendo questa pista si devia nettamente a destra e si rimonta il
crinale sotto il paese, ormai visibile dal basso. Lasciata la pista che
rapidamente raggiunge la strada bianca soprastante, si prende la netta
traccia che segue la cresta e facilmente si giunge dentro Piandelloro
(804 m, 0.30 ore).

Andata e Ritorno

Forcella

Questa
Villa ha origini antichissime poiché compare prima dell’anno mille sui
documenti di Farfa in cui risulta essere un punto di riferimento dei
beni dati in dotazione al monastero di Valledacqua all’atto della sua
fondazione.

Nella zona troviamo infatti ben
tre chiese facenti parte degli antichi possedimenti farfensi: la chiesa
di San Giovanni presso Forcella, quella di San Pietro a Tallacano e la
chiesa di San Silvestro a Rocchettta.

Le
origini di Forcella risalgono però molto probabilmente all’epoca degli
insediamenti goti nel comprensorio piceno. Infatti, sono stati
rinvenuti in questa zona importanti oggetti di epoca alto medievale e
precisamente un paio di orecchini d’oro e tre fibule d’argento
ricoperte d’oro che Giulio Gabrielli ha riportato nel taccuino 45 da
lui redatto. Gli oggetti sono ora conservati presso il Museo
Archeologico Statale di Ascoli Piceno.

La
chiesa all’interno del paese è dedicata a S. Antonio da Padova: gli
abitanti nei loro testamenti la designano luogo di sepoltura e
destinataria di lasciti per i poveri o di ducati per dotarla di
dipinti, anche se nei documenti risulta essere solo una Cappella e il
prete che la officia solo un Cappellano.

La
villa venne smembrata dal territorio di Acquasanta nel 1831 per esser
posta sotto quello di Mozzano e poi nel comune di Roccafluvione.

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Sopra: Piandelloro

Sotto: la grotta con le tipiche costruzioni addossate alla roccia vicino Case Casale

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Lungo il sentiero

Un paese a rischio

“Qualche
famiglia è rimasta ad abitare nelle grotte minaccianti ruina. La S.V.
dovrà provvedere che esse si trasferiscano nel nuovo casamento e che le
grotte siano chiuse in maniera da non poter essere più abitate”.
Acquasanta, novembre 1883. Con questa lettera del Prefetto si conclude
una vicenda iniziata 4 anni prima, con l’allarme per un presunto masso
pericolante sull’abitato di Piandelloro, che determinò la sua
ricostruzione ex novo. È simpatico seguire la vicenda, raccontata dal
Cognoli, in cui si sottolinea l’indolenza del Comune sul problema,
tanto che il Prefetto “ironizza sul fatto che Acquasanta si permette
spese voluttuarie, come il concerto musicale, e poi offre solo £. 300
per ricostruire un suo paese in pericolo. Risposta secca del Comune: la
banda fu istituita non per voluttà ma utilità, e non del paese soltanto
ma di tutte le ville del Comune”.