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Itinerario 16

Località di partenza: Meschia 774 m

Loc. di arrivo: M. Pianamonte 1170 m

Dislivello complessivo: 550 m circa

Orario complessivo: 4/5 ore

Difficoltà: EE

Segnaletica: itinerari n. 402, 403, 444, 446

C’è una strada nel bosco

Da Meschia a Monte Pianamonte

Discesa: per Abetito

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Anello

Accesso

Dalla
SS 78 “Picena”, al Km 70, si prende il bivio per Montegallo. Si segue
la provinciale fino al bivio per Mescha. Si segue quest’ultima
(tortuosa) strada asfaltata fino al paese. Si parcheggia nei pressi
della fontana nella piazzetta.

Commento

Questo
anello si svolge prevalentemente sul versante nord del gruppo del
Ceresa; è uno dei pochi itinerari alti che è possibile percorrere su
questo versante, poichè la maggior parte dei vecchi sentieri che
attraversavano queste valli sono stati trasformati in piste. Purtroppo,
le sterrate aperte per permettere il transito ai trattori per il
trasporto del legname sono state realizzate e poi abbandonate a se
stesse. Al vecchio sentiero si è sostituito un tracciato che è causa di
erosioni e frane; speriamo che in futuro queste opere siano programmate
con meno superficialità e si tenga un po’ più conto dell’ambiente su
cui si interviene.

Anche l’anello
proposto ricalca per la maggior parte vecchie e nuove piste a volte
labirintiche. Solo nel tratto prima del Monte Pianamonte ancora resiste
un vecchio sentiero. Il percorso tra Abetito e Meschia si svolge
prevalentemente tra castagneti curati e molto suggestivi.

Relazione

Dalla
fontana (774 m), si prende il sentiero che parte sull’altro lato della
strada e, aggirato il cocuzzolo che sovrasta il paese a destra, lo
risale fino alla cima da dove si gode un notevole panorama (801 m).

Si ridiscende qualche metro e si prosegue in cresta oltrepassando vecchie case sulla dorsale.

Sempre rimanendo in cresta si incrocia una pista (itinerario n. 402) e la si segue fino a che questa entra nella valle.

Un
largo sentiero parte subito a sinistra in salita. Si lascia la pista
(807 m, 0.15 ore) che prosegue in piano (itinerario n. 446) per seguire
il sentiero caratterizzato dal fondo in arenaria massiccia. Tornato in
cresta il sentiero si porta alla sua sinistra, in un castagneto, dove
diverse larghe tracce si alzano sulla destra; ignorarle e continuare
sul largo sentiero per lasciarlo dopo circa 100 m e salire sulla
successiva deviazione a destra. Ora più stretto ed inciso, il sentiero
risale il versante boscoso con diverse svolte e raggiunge di nuovo il
filo di cresta in corrispondenza della base di uno scivolo di arenaria.

Si risale lo scivolo, con vedute
panoramiche sul Vettore ed i Sibillini, fino alla sua fine. Ora la
cresta si allarga nel bosco facendosi meno ripida ed il sentiero volge
gradualmente a destra fino ad incontrare quello che traversa
orizzontalmente il versante (1037 m, 0.35 ore, incrocio con
l’itinerario n. 403).

Si prende a
destra, in piano, ed in breve si incontra, in corrispondenza di un
tornante, la pista dissestata che sale da Abetito. La si segue in
salita finché termina sulla dorsale boscosa, spartiacque principale
dell’area. Si segue il crinale a destra, dove il sentiero si porta sul
versante sinistro per poi risalire zig-zagando. Tornato pianeggiante
questo incontra una pista evidente che percorre la larga dorsale (1174
m).

Oltrepassato il bivio con
l’itinerario n. 402 che scende verso Agore (1170 m, 0.15 ore), si
continua in lieve salita fin nei pressi del M. Pianamonte dove, ad una
curva, si inizia a scendere e rapidamente si incrocia una nuova pista
(1220 m, 0.30 ore). Si continua a scendere (destra) per questa nuova
pista fino ad un nuovo incrocio con fonte (1060 m, 0.20 ore, incrocio
con itinerario n. 449).

La pista sempre
più marcata, scende dritta fino ad incrociare la strada asfaltata nei
pressi di una chiesa (836 m, 0.20 ore). Per una nuova pista, a fianco
della chiesa, si continua a scendere fino a raggiungere la strada
asfaltata principale che si segue per poco verso valle dove si incrocia
una nuova pista (804 m, 0.10 ore) che, verso destra, prosegue in piano
e rientra della valle. Si traversa lungamente il versante, poi si
scende al fosso, lo si attraversa e si risale per un breve tratto.
Sempre per pista si continua in piano, tra castagneti molto curati e si
raggiunge il bivio a q. 807 m incontrato all’andata (1.30 ore). Per la
pista prima e la strada asfaltata poi, rapidamente si raggiunge il
punto di partenza (0.10 ore).

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Il versante orientale del M. Vettore

Salendo nei castagneti di Meschia

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Battaglia sul Pianamonte

Dopo
la scadenza del termine per l’amnistia, stabilita per il 30 settembre
1809, per quei briganti che avessero deposto le armi e si fossero
consegnati spontaneamente, il 6 ottobre, 30 Guardie Nazionali di
Acquasanta più 56 francesi salgono a Rocchetta per una battuta di
rastrellamento sul Pianamonte. I briganti, per nulla impressionati,
ingaggiano una furiosa battaglia notturna e costringono i regolari a
ritirarsi con la perdita di una Guardia Nazionale. Solo tre giorni dopo
“30 briganti del quartiere di Falciano-Venamartello attaccano
Acquasanta da S. Vito e Venamartello e la stringono d’assedio tanto che
viene bloccata ogni attività e le donne non possono nemmeno andare alla
fontana ad attingere acqua”. (Cognoli V. – 1993).

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Meschia

Anticamente
faceva parte del comune di Osoli. Interessanti gli studi sull’origine
del nome che deriverebbe dall’ebraico “sok” (tenda, tugurio, capanna)
che unito a “men” darebbe luogo a meisak, recinto sacro, quindi, luogo
di culto e di adunanze e allo stesso momento riparo e rifugio.

Fuori
l’abitato, la piccola chiesa di Santa Maria de Fora, che presenta
un’abside poligonale con al suo interno l’effigie della “Madonna col
bambino” del sec. XVI. I primi insediamenti erano localizzati nella
parte più alta del borgo, ove oggi è possibile osservare solo dei
ruderi. Con il passare degli anni le abitazioni furono spostate nella
zona più bassa, maggiormente riparata dalle intemperie.

Meschia
è uno dei rari esempi di borgo montano con origini cinquecentesche. Le
piccole vie, l’alternarsi di superfici in pietra a volumi in legno
immersi nel verde, ci riportano ad una dimensione a misura d’uomo e ad
uno stile di vita semplice tipico di questi luoghi.

La
chiesa di San Biagio si trova all’interno del nucleo delle abitazioni;
conserva un interessante busto ligneo raffigurante per l’appunto San
Biagio.

(AA. VV. – 2004)

“Li ‘mmazza-meriell” (o “ ‘mmazza-meriegghie ”)

Tutto nasce nel mondo dei carbonai e in particolare nella frazione di Meschia.

I
carbonai, dopo aver preparato accuratamente la carbonaia durante tutto
il giorno, provvedevano alla sua accensione, custodendo con amore e
attenzione il lento bruciare della legna fino alla sua trasformazione
in carbone. La carbonaia veniva vigilata anche durante la notte.
Secondo la tradizione popolare, coloro che rimanevano a sorvegliare la
carbonaia venivano disturbati dagli “mmazza-mëriell”, spiriti del
bosco, folletti, che, muovendosi, producevano rumori che spaventavano
gli stessi carbonai. Questi, a loro volta, reagivano cercando di
battere dei bastoni a terra o sul tronco degli alberi per impaurire e
scacciare queste presenze indesiderate, burlone e disturbatrici che li
distraevano dal loro lavoro. Ancora oggi i boschi secolari intorno a
Meschia racchiudono tutto un particolare fascino e un alone di mistero
tanto da far pensare a una reale apparizione di un folletto da un
momento all’altro.

(AA. VV. – 2004)

In alto: nei pressi del paese

In basso: all’entrata del borgo