Loc. di partenza: Poggio Rocchetta 650 m
Località di arrivo: Agore 850 m
Dislivello complessivo: 300 m circa
Orario complessivo: 2.30/3.30 ore
Difficoltà: E
Segnaletica: itinerari n. 402, 401, 430, 435
Così vicine, così lontane
Da Poggio Rocchetta ad Agore
Discesa: per le Pagliare
Accesso
Prendere
la vecchia Salaria (uscire ad Acquasanta se si proviene da ovest oppure
dopo Mozzano se si proviene da est). Nei pressi di Centrale, prendere
per Tallacano e seguire questa strada fino al paese. Giunti a
Tallacano, continuare per la strada bianca che inizia subito oltre e
seguirla fino al termine. Si parcheggia nello slargo proprio sotto il
paese di Poggio Rocchetta.
Commento
Itinerario
vario che attraversa le frazioni più remote e suggestive della valle.
Il percorso è quasi sempre su sentiero (ben marcato), tranne un tratto
di pista, da Agore al fosso omonimo.
I
ruderi delle Pagliare, come quelli della grotta del Petrienno (vedi
itinerario n. 6), sono la testimonianza delle dure condizioni di vita
in questi luoghi remoti, isolati dal resto del mondo.
Molto
bello il tratto di discesa, a fianco al fosso delle Pile, dove nei
folti castagneti non è raro incontrare piante plurisecolari.
Relazione
Dal
parcheggio (650 m circa) si prende il sentiero che, a destra del muro
di sostegno in travertino, risale il paese. Superato subito il bivio
che a destra conduce a Rocchetta (sentiero n. 431), si oltrepassano un
fontanile ed un’esposta cengia di arenaria. Aggirata la cresta, con
alcune svolte si rimonta il versante sinistro del Fosso del Marchese e
ci si porta sul crinale che collega Poggio ad Agore (visibile in alto).
Lo si segue con andamento regolare, aggirando salti e lame di roccia,
fino al paese, che si attraversa lungo la sua via centrale.
Poco
oltre la fonte vicino alla chiesa (851 m, 0.35 ore), si prende la
strada sterrata che, pianeggiante, volge verso sinistra passando
davanti ad un casolare isolato. Sempre per strada si entra nella valle
e, con andamento pianeggiante (ignorare deviazioni secondarie), si
giunge fino al fondo di essa dove si superano in successione due fossi
(fosso dell’Agore, 850 m circa).
Poco
oltre la pista termina e si prosegue per sentiero. In leggera salita si
rimonta il versante, si oltrepassa un crinale e si ridiscende
lentamente verso il fosso Petrienno, dove si incrocia di nuovo una
vecchia pista (800 m circa). Per questa si scende lungo il fosso fino
ad un netto bivio sulla destra (775 m circa, 0.50 ore, incrocio con il
percorso n. 432 che scende alla grotta del Petrienno).
Si prende a destra e in lieve salita si risale una netta cresta (ottimo punto panoramico).
In
piano si continua a traversare fino ai ruderi delle Pagliare (800 m),
ormai coperti di vegetazione sotto alte pareti di arenaria. In breve si
scende al fosso delle Pile (circa 770 m), lo si attraversa e in piano
si raggiunge il netto bivio con il sentiero 430 (0.25 ore).
Per
questo, molto più marcato del precedente, sempre costeggiando sulla
destra il fosso, si scende velocemente fino ad un nuovo bivio, poco
prima della strada per Poggio (650 m circa, 0.20 ore). Prendere a
sinistra e subito dopo guadare il fosso. Sull’altra sponda si incrocia
il sentiero n. 435 (635 m) che, verso destra, in breve permette di
tornare a Poggio Rocchetta (0.15 ore).
Anello
Il singolare modo di abitare le caverne:
“le Pagliare”
Camminando
sui sentieri di queste singolari montagne non è raro imbattersi nelle
testimonianze di un’antichissima presenza dell’uomo; cascine
centenarie, stupendi mulini e solitari centri abitati.
A
circa 800 metri di quota, sulle pendici sud del Monte Ceresa ed al
disotto della zona “Grotta delle Nuvole” (dai locali chiamata” Grotta
Vena”), si arrocca uno di questi centri disabitati di rilevante
interesse atropo-storico che è conosciuto con il nome di “le Pagliare”.
Come
riportato nello studio realizzato per la redazione del Piano di
Gestione del p.S.I.C. Monte Ceresa (Sito di Importanza Comunitaria,
Natura 2000 – Z.C.S.), “l’antico toponimo Pagliare sembra derivare
dall’uso originario che si faceva delle grotte e degli altri manufatti
e cioè quello di magazzini di paglia e fieno (pagliai). Di questo
insediamento rurale, probabilmente di origine medievale, sono state
rilevate in particolare tre diverse tipologie di manufatti: una è
quella dell’annesso rurale che sfrutta le grotte e le cavità naturali,
una seconda è quella della casa disposta a schiera che coniuga
all’annesso rustico l’abitazione, e la terza è la casa isolata sparsa
sui fondi”. Le strutture edilizie del centro dell’agglomerato delle
Pagliare sono addossate ad una parete naturale di roccia e disposte a
semicerchio in una sorta di anfiteatro naturale; al centro della parete
scorre il Fosso della Giuntura che risulta molto suggestivo nei periodi
di piena poiché in quel punto forma una caratteristica cascata che
divide l’intero agglomerato, per poi riversarsi sul fosso delle Pile.
La parete di roccia sovrastante forma delle grotte nelle quali sono
state ricavate delle piccole stalle; tali incavi naturali di solito
venivano ampliati utilizzandone il piano terra per il ricovero degli
animali. Il soppalco superiore, costituito da una struttura portante in
travi di legno con ripiano di tavole e piccoli tronchi serviva per
l’essiccazione delle castagne e deposito per il fieno e la “sfoglia”
(nel gergo dialettale la sfoglia era costituita dai ramoscelli e dalle
foglie più tenere che, raccolti nei mesi estivi, venivano poi
conservati ed utilizzati come fieno nei mesi invernali). Molte di
queste strutture (eccetto una che risulta in buono stato di
conservazione) sono crollate, ed i resti, sebbene siano stati
completamente invasi dalla ricca vegetazione, sono ancora visibili.
Accanto ai ricoveri per gli animali è stata rilevata una seconda
tipologia strutturale che prevedeva una dimora permanente della casa,
anche se verosimilmente le strutture risultano attrezzate per un uso
stagionale o legato piuttosto alle necessità del momento.
Il panoramico tratto di sentiero dopo Poggio
In questa pagina: vari scorci di Agore