Il presidente ha rilasciato un’intervista a Pierfrancesco Simoni, giornalista del Corriere Adriatico parlando del futuro e del passato.
Il primo argomento toccato dal presidente (nella foto) riguarda la sede del CAI. Il club dovrà lasciare i locali della scuola di via Speranza entro l’anno, ma non gli è ancora stata proposta, in concreto, un’alternativa. “La diatriba con il Comune
si è risolta positivamente perché il sindaco ci ha garantito che non ci lascerà a piedi;
le difficoltà non avevano ragione di esistere in quanto ogni nostra attività è volta alla crescita della città. Un rapporto storico non poteva interrompersi per per situazioni contingenti. Connesso alla sede è il progetto di creare un punto museale per raccontare il solido rapporto tra la città e la “sua” montagna. Un museo multimediale perché la forza del Cai è nel materiale fotografico e video che possiede. E’ necessario, allora, un sito adeguato e su tale problematica ci stiamo confrontando. Il progetto si inquadra in un percorso nuovo del Cai, coerente con gli obiettivi della città: lo sviluppo turistico del territorio. Noi lo pensiamo attraverso una rete escursionistica che abbia attinenza con Ascoli città d’arte. Il primo passo è stato la costituzione dell’anello del Castellano”.
Quali strategie suggerisce un ex assessore al turismo?
“Esiste un’offerta culturale significativa, ma è troppo legata ad un target specifico. La gente adulta vive bene, mentre i giovani incontrano difficoltà. Si sta agendo sulla caratterizzazione della città e sugli aspetti che la rendono originale. Sono d’accordo. Ascoli è tra i due fiumi ed è bene che si riscoprano i percorsi ciclo-pedonali che le restituiscono un qualcosa di importante, diventato marginale. Ascoli è la città di Sant’Emidio, il cui culto è praticato a Napoli, Siena ed in altre città. Ascoli è la città del travertino ed è positivo che si parli di nuovo della pratica Unesco (ieri c’è stato un incontro-dibattito, ndr). Ciò però non significa che non si debba lavorare su iniziative nuove. Ascoli ha grandi potenzialità”.
Come l’università, che potrebbe far decollare il turismo giovanile…
“Certo, perché contribuisce ad ampliare l’offerta culturale. I giovani hanno esigenze diverse non facili da intercettare. Per avere risultati tangibili occorre la presenza di una massa critica ed Ascoli non ospita un singolo corso di laurea. Discorso analogo vale per l’offerta di spettacoli che dovrebbe guardare di più ai giovani”.
Lei è presidente della Fondazione “Fabiani”. Perché l’associazionismo è una risorsa?
“Perchè è un terzo settore che svolge un ruolo di supporto al pubblico ed al privato. In Europa, la partecipazione è alla base di ogni scelta delle Amministrazioni; l’Italia invece non ha ancora sviluppato una tale sensibilità e per questo si ritrova in fondo alla classifica nell’acquisizione di fondi comunitari. Le associazioni non debbono subire le scelte e magari criticarle, ma farsi carico delle responsabilità sin dall’inizio. L’associazionismo è una risorsa perché dà la possibilità di effettuare operazioni condivise e di maggiore impatto. Quando ero assessore ho lavorato per far emergere le potenzialità degli oltre cento sodalizi cittadini, creando progetti nuovi”.