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Giù le mani da Colle San Marco!

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L’allarme del CAI: I prati di Colle San Marco a rischio di usucapione?

La primavera ha fatto tornare gli Ascolani sul Colle San Marco. Sempre pochi però, rispetto alle opportunità di svago e di benessere che il Colle e le pendici della Montagna dei Fiori riservano anche ai visitatori occasionali. Sta di fatto che il Colle San Marco, in specie quello che gli Ascolani chiamano il Pianoro, luogo di ritrovo di centinaia di persone soprattutto giovani, il 25 aprile, il primo maggio e a Ferragosto, e’ diventato inospitale. Le strutture sportive e ricreative realizzate alcuni decenni fa (campi da tennis, palazzine di servizi igienici e sanitari, attrezzature ginniche, fontanine, recinzioni) sono semidistrutte e abbandonate. Rifiuti e cartacce dovunque. Qualcuno, periodicamente, vi getta anche bocconi avvelenati.

E in pochi si preoccupano di recuperare un patrimonio pubblico e un ambiente naturale che potrebbero diventare una straordinaria risorsa per il territorio piceno. Ma c’è di più. A breve, il Tribunale potrebbe pronunciarsi sulla pretesa di un privato di essere riconosciuto proprietario esclusivo di diverse aree: in pratica tutte quelle scoperte, ricomprese tra il Pianoro e la località detta San Giacomo. Una pretesa che appare assurda, se si considera che l’intera l’area (boschiva e no), in origine donata dalla famiglia Sgariglia agli Istituti Riuniti di Cura e Ricovero di Ascoli, allo scioglimento dell’Istituto di beneficenza fu trasferita per legge al Comune di Ascoli. Si tratta, dunque, di beni pubblici, vincolati ad una destinazione assistenziale pubblica, di per se inalienabili e, quindi, non usucapibili. Il CAI auspica che la Magistratura accerti la natura pubblica di queste aree prative, che un privato pretende di acquisire per averle di tanto in tanto dissodate, ma che in realtà sono state sempre liberamente godute da tutti: escursionisti, sciatori e, da ultimo, cicloamatori e ciaspolatori, come dimostrano i sentieri che le attraversano.

Si tratta, dunque, di beni pubblici di uso comune, “beni comuni” come l’aria, l’acqua, il mare, la pioggia, il sole, di cui non è possibile limitare la fruizione da parte della collettività. Beni comuni che fanno parte della storia e dell’identità di un’intera popolazione e a cui gli ascolani non intendono rinunciare.