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BUON ANNO NUOVO, CON IL RACCONTO DI UN BEL FINALE SUI SIBILLINI

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Mercoledì 28 dicembre,ore 11:20 vetta Pizzo Tre Vescovi, cielo limpido. Ci godiamo lo stupendo panorama della nostra regione, ed oltre: ecco là il Conero che si affaccia sull’Adriatico e laggiù imponente la sagoma del Gran Sasso. Bellissimo, ma siamo solo in quattro quassù! Non che siamo amanti della folla ma troviamo molto strano il fatto di non aver ancora visto nessuno. Eppure arrivare in auto fino al Rifugio Città di Amandola è una passeggiata, basta avere avuto la “buona volontà” di mettere la sveglia prima dell’alba e portarsi appresso un po’ di peso in più nello zaino come richiede un’escursione invernale.Riprendiamo a camminare e ci accorgiamo che anche qualcun altro ha deciso di lasciare il caldo del letto prima dell’alba; in vetta al Monte Castel Manardo incontriamo un paio di amici del CAI di Senigallia: “E’ la prima volta che ritorniamo sui Sibillini dopo il terremoto!”. Ecco, la parola ormai entrata a far parte della nostra quotidianità.

Via! Già che ci siamo passiamo a fare una visita alla vetta del Monte Amandola e ritorniamo alle nostre auto. “Esce fumo dal camino del rifugio?”. Un buon bicchiere di vino e qualcosa da masticare non ci dispiacerebbe mica, “Si!”. Il caparbio Edgardo è presente, e ci accoglie con calore, però là dentro siamo in pochi, quassù siamo in pochi. Eppure le strade sono agibili, anche il Rifugio Garulla è aperto. Stanotte dormiamo a Piedivalle, nel B&B “A Casa Mia”, e la signora Anna ci fa sentire proprio a casa nostra. Pubblicità? Si! Esplicita! Nei TG si parla solo di strade interrotte, montagne tagliate e macerie ovunque. Danni ce ne sono, fin troppi ma… ma per curare le ferite bisogna non abbandonare l’ammalato! Noi non possiamo fare grandi cose, ma il nostro “poco” dobbiamo farlo: ritornare a frequentare le nostre montagne, continuare ad essere presenti nel nostro territorio. Giro notturno a Montefortino, chiacchierata con il parroco ed il maresciallo dei Carabinieri di Amandola, aperitivo al bar; i Montefortinesi sono stanchi, tanto. Eppure chissà che la presenza di qualche “ospite” che decide di trascorrere la notte nelle loro case non li possa rincuorare un po’ in questa gelida notte stellata.

Giovedì 28 dicembre. Il mattino ci accoglie con una sottile spolverata di neve, le montagne sono ricoperte da una lucida patina bianca. Lauta colazione e saliamo senza problemi fino ad Isola S. Biagio. Qui il borgo è semideserto, alcune strutture ricettive purtroppo transennate. Saliamo percorrendo la sterrata che sale fino al ristrutturato rifugio appoggiato sulla Costa di Zampa, orme di lupi ancora fresche accanto a quelle che lasciamo con i nostri scarponi; purtroppo i pastori che per ultimi si sono appoggiati al rifugio hanno lasciato il segno: sporcizia e disordine. Decidiamo per una raccolta di barattoli e scatolette seminate sul prato antistante l’ingresso, rapida salita lungo “Selvette” fino al rifugio Sibilla e ridiscesa prima che il tracciolino diventi una lastra di ghiaccio sotto il gelido vento odierno. Vediamo solo un paio di altri escursionisti che stanno percorrendo lo stradone che scende fino alla strada asfaltata. La giornata è più fredda oggi, si; ma non troppo per chi frequenta la montagna. Le strade in questa zona sono tutte agibili, solo l’Infernaccio e il sentiero sotto Balzo Rosso sono chiusi.

Si può giungere facilmente ai punti di attacco per molte destinazioni e cambiando percorso si può continuare a godere di gran parte delle “nostre” montagne. I pochi testardi proprietari delle strutture ricettive si trovano a combattere per continuare a rimanere operativi, per non abbandonare il territorio e noi possiamo aiutarli concretamente continuando ad essere presenti: ritorniamo a frequentare i Sibillini!

Graziano, Claudio, Alberto e Fabio della Sezione di Ascoli Piceno.