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Francesco Bachetti

bachetti, fanesi e altri al rifugio

1948 / 2004

bachetti, fanesi e altri al rifugioAlza gli occhi dal legno che sta lavorando e ti guarda come da dietro una barriera, non sai se di sofferenza o di sospetto. Comunque il sorriso contorto, a mezzo tra provocazione e richiesta di aiuto, comporta anzitutto questo messaggio: io sono diverso da te.

Una volta nello sguardo di Francesco c’erano solo allegria e calore, per gli amici e per le ragazze, un interesse vivo per la cultura politica e le lotte sindacali, una disponibilità infantile ed orgogliosa all’avventura.

Ma una volta tutti eravamo diversi.

In montagna la sua stagione inizia nel 1965, quando è allievo del corso di roccia del GAP. E dura pochi anni intensi di salite quasi subito impegnative come nel 1967, la Gervasutti alla Punta dei Due con un Marco Florio già grande ma che per l’occasione deve farsi prestare da altri, alla sella dei Due Corni, i moschettoni che non ha.

Poi con Peppe Fanesi nel giugno del ’67 la prima ripetizione della via Panza-Marsili alla Nord del Camicia (con una variante alta sul 5° +) e in due giorni consecutivi del settembre ’68 una prima sulla Nord del Corno Piccolo (4° con tratti di 4° +) ed una sul pilastro centrale del Pizzo Intermesoli (4° + con passi di 5° +).

bachetti e fanesiAltre prime sul Corno Piccolo: nell’agosto del ‘67 con Federico Pagnini al torrione Aquila, nel settembre alla parete S.E. con Piero Piazza e Lucio Acciaccaferri; e di nuovo a Pizzo Intermesoli nel 1968, sul pilastro di centro.

In roccia è istintivo, elegante, veloce. Sottostima spesso le sue salite perché il quinto non gli sembra poi così difficile; gli piace ed accetta solo ciò che è naturale, sincero. E a fine dicembre ’71 raggiunge da solo, con gli sci e uno zaino da 40 chili, il rifugio Zilioli sul Vettore restandovi due giorni nella tormenta perché, scrive allora, “per me salire le montagne è la vita”. Nel 1971 è nella Turchia orientale, gruppo del Munzur, con la prima spedizione extraeuropea ascolana che sale 8 cime (4 probabilmente vergini) sopra i 3000 metri; poi sulle Alpi per Bianco, Rosa, spigolo Nord del Badile; nel luglio 1973 gira le Dolomiti da solo, nell’agosto arrampica ancora al Corno Piccolo da primo.

Ci pensa la città a spegnere quell’entusiasmo, e ci pensa duramente.

Francesco è del popolo e quindi di sinistra, come tutti o quasi nel Gruppo Alpinisti Piceni, ma anarchico più che di partito; quando a San Benedetto contesta, nell’aprile 1972, un comizio del MSI viene arrestato con altri. Nei quattro mesi di carcere preventivo (ne avrà 8 in primo grado per turbativa di propaganda elettorale ma sarà assolto in appello) perde il lavoro appena trovato alla Manuli e comincia la sua rapida e terribile discesa agli inferi.

Cerca di riprendersi tornando in montagna, un incidente d’auto gli spappola un braccio. Non si rialzerà più.

Da allora intaglia. Sta male, molto, per anni, poi riprende a ragionare; ma il mondo un tempo così vasto e aperto è rinserrato ora nell’appartamento di via Sacconi ingombro di legni lavorati, nelle vie intorno a piazza, tra le mura del circolo anziani vicino al teatro.

bachetti in cima al corno piccoloPerò gli occhi tornano vivi quando ricorda i compagni, i giorni della montagna, i passaggi e le difficoltà di ogni via. E sul comodino della sua ultima disastrata stanza lascerà in ordine solo le guide del Gran Sasso: tutte, fino alla più recente.

Lo cerchiamo, due anni fa, perché venga al primo raduno “vecchie glorie”: arriva troppo tardi, la domenica della neve.

Lo accoglie, quando è alla fine, una residenza assistita. E’ Pasquale, da Teramo, a dircelo, chiediamo, andiamo a trovarlo: sta male ma è lucido, sembra contento di vedere gente ma solo per pochi minuti e lo stesso sguardo di prima fa capire che non è questione di conforto né, soprattutto, di pietà.

“In gioventù arrampicatore d’istinto e di valore – scrivono le sorelle sulla lapide – fedele per tutta la vita agli ideali di lotta e di giustizia, amato e rispettato da chi l’ha conosciuto anche nella sventura”.

Francesco Saladini


Fotografie

  1. Francesco in basso al centro, in alto Peppe e Carlo Fanesi
  2. Peppe e Francesco al rifugio Franchetti
  3. Francesco Bachetti sulla cima del Corno Piccolo (anni ’60)