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I sentieri e la rete sentieristica italiana

Il sentiero e la rete sentieristica

Il Club Alpino Italiano provvede “al tracciamento, alla realizzazione e alla manutenzione di sentieri, opere alpine e attrezzature alpinistiche”.
(Legge 24.12.1985 n. 776, art. 2 comma b)

IL SENTIERO – Definizioni

Diverse sono le definizioni di sentiero che troviamo sui dizionari: “una via stretta e appena tracciata tra prati, boschi, rocce, ambiti naturalistici o paesaggi antropici, in pianura, collina o montagna”; “percorso a fondo naturale tracciato in luoghi montani o campestri dal passaggio di uomini e animali”; “viottolo, genericamente stretto che in luoghi campestri, montani o simili si è formato in seguito al frequente passaggio di persone e animali”.

Nel diritto italiano, almeno nella sua accezione di norma scritta, sia nella legislazione nazionale, sia in quella regionale, non si offre alcuna disciplina specifica riguardo la realizzazione e la manutenzione dei sentieri e anche i contributi della dottrina, in materia, scarseggiano.

L’unica definizione giuridica di “sentiero” la troviamo nel Codice della Strada il quale, all’art. 3 (Definizioni stradali e di traffico), comma primo, n. 48, definisce: “Sentiero (o mulattiera o tratturo), strada a fondo naturale formatasi per effetto del passaggio di pedoni e di animali”. Purtroppo non vi si fa seguire un’apposita disciplina e il termine utilizzato (“strada”) potrebbe indurre qualche interprete a estendere ai sentieri le norme del Codice in fatto di strade.

Dalla giurisprudenza emergono altre definizioni e il “sentiero” è individuato in quel tracciato che si forma naturalmente e gradualmente per effetto di calpestio continuo e prolungato (CASS. maggio 1996 n. 4265) ad opera dell’uomo o degli animali, in un percorso privo di incertezze e ambiguità, visibile e permanente (CASS. 29 agosto 1998 n. 8633; CASS. 21 maggio 1987 n. 4623).

Con lo scopo di definire meglio le diverse tipologie di sentiero riscontrabili e suggerire al contempo l’interesse prevalente e il grado di difficoltà nella percorrenza dell’itinerario rappresentato dal sentiero stesso, la Commissione Centrale Escursionismo del Club Alpino Italiano ha individuato la seguente classificazione:

Sentiero escursionistico

Sentiero privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro – silvo – pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli.

E’ il tipo di sentiero maggiormente presente sul territorio e più frequentato e rappresenta il 75% degli itinerari dell’intera rete sentieristica organizzata. (Nella scala delle difficoltà escursionistiche CAI è classificato “E” itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche).

Sentiero alpinistico

Sentiero che si sviluppa in zone impervie con passaggi che richiedono all’escursionista una buona conoscenza della montagna, tecnica di base e un equipaggiamento adeguato.

Corrisponde generalmente a un itinerario di traversata nella montagna medio alta e può presentare dei tratti attrezzati – sentiero attrezzato – con infissi (funi corrimano e brevi scale) che però non snaturano la continuità del percorso. (Nella scala di difficoltà CAI è classificato EE – itinerario per escursionisti esperti).

Via ferrata o attrezzata

Itinerario che conduce l’alpinista su pareti rocciose o su aeree creste e cenge, preventivamente attrezzate con funi e/o scale senza le quali il procedere costituirebbe una vera e propria arrampicata. Richiede adeguata preparazione ed attrezzatura quale casco, imbrago e dissipatore. (Nella scala di difficoltà CAI è classificato EEA – itinerario per escursionisti esperti con attrezzatura).

Sentiero turistico

Itinerario di ambito locale su carrarecce, mulattiere o evidenti sentieri. Si sviluppa nelle immediate vicinanze di paesi, località turistiche, vie di comunicazione e riveste particolare interesse per passeggiate facili di tipo culturale o turisticoricreativo. (Nella scala di difficoltà CAI è classificato T – itinerario escursionistico-turistico).

Sentiero storico

Itinerario escursionistico che ripercorre “antiche vie” con finalità di stimolo alla conoscenza e valorizzazione storica dei luoghi visitati; (generalmente non presenta difficoltà tecniche ed è classificato T oppure E).

Sentiero tematico

E’ un itinerario a tema prevalente (naturalistico, glaciologico, geologico, storico, religioso) di chiaro scopo didattico formativo. Usualmente attrezzato con apposita tabellatura e punti predisposti per l’osservazione, è comunemente adatto anche all’escursionista inesperto e si sviluppa in aree limitate e ben servite (entro Parchi o riserve). (Generalmente è breve e privo di difficoltà tecniche – T oppure E)

I sentieri vanno inoltre a costituire segmenti più o meno lunghi di itinerari escursionistici di diverso tipo quali:

Itinerari di lunga percorrenza (Sentiero Italia, sentieri europei, dorsali appenniniche, ecc…) della durata di molti giorni di cammino e della lunghezza di centinaia di chilometri, in generale agevoli e segnalati, dotati della necessaria ricettività lungo il percorso;

Itinerari di media percorrenza (trekking, alte vie), della durata di più giorni di cammino (di solito 3-7) e della lunghezza da 40 a 100 km, adatti ad escursionisti in genere esperti. Vanno ben segnalati ed attrezzati e supportati da ricettività;

Itinerari di breve percorrenza (sentieri escursionistici, brevi itinerari ad anello), della durata massima di 1-3 giorni di cammino, sono i più diffusi.


SENTIERI ATTREZZATI E VIE FERRATE

“Il CAI si dichiara contrario per motivi ambientali alla proliferazione di vie ferrate o attrezzate che non rivestano particolare valore storico e culturale” (Convegno Nazionale del CAI – “Charta di Verona 1990”).


NUOVE RETI SENTIERISTICHE

Una efficiente rete sentieristica deve essere progettata con una visione d’insieme del territorio e delle problematiche connesse alla gestione dei sentieri, volta ad evitare dispersioni di energie e di risorse o danni all’ambiente.

 

Obiettivi

Gli obiettivi generali da perseguire nella progettazione di una rete sentieristica, a nostro avviso, in estrema sintesi, sono:

  1. il recupero della viabilità pedonale storica;
  2. la frequentazione in sicurezza degli ambiti montani e naturalistici (con riferimento soprattutto all’escursionista occasionale, ai gruppi e a chi non conosce a fondo un territorio);
  3. la diffusione di forme di turismo sostenibile, a basso o bassissimo impatto ambientale, per favorire le economie delle aree montane disagiate ma che conservano buoni valori di tradizione e che sono caratterizzati da paesaggi ancora integri;
  4. il rispetto di aree con particolare fragilità naturalistica, paesaggistica e storica, attraverso l’attentaselezione dei sentieri;
  5. la conoscenza e la conseguente valorizzazione degli immensi bacini culturali cosiddetti minori, presenti nelle montagne italiane;
  6. il riequilibrio della distribuzione geografica dei bacini escursionistici regionali;
  7. altra buona ragione per pianificare i sentieri in una rete organizzata è ufficializzarne i passaggi per sottrarli al fenomeno della privatizzazione del territorio che, specie in aree a forte pressione urbanistica, è assai diffuso e di fatto scoraggia e limita fortemente la possibilità di movimento pedonale sulla viabilità minore e nel territorio stesso.

I sentieri, se mantenuti percorribili, valorizzano non solo un patrimonio culturale per la conoscenza del territorio, ma costituiscono anche – e questo è un beneficio che spesso ignoriamo – uno strumento di tutela attivo e di presidio del territorio stesso. Dove passa un sentiero e quel sentiero viene frequentato, il territorio è oggetto di un monitoraggio continuo; inoltre, se l’escursionista “Segue il sentiero” (cammina sul sentiero), rispetta di conseguenza quanto sta fuori dal sentiero e l’equilibrio di quell’ambiente è maggiormente garantito.


LA SEGNALETICA

Il “filo d’arianna” che conduce sui sentieri gli escursionisti che non conoscono a sufficienza un territorio è la segnaletica. Se tutti gli escursionisti, pur non conoscendo il territorio da visitare, fossero in grado di leggere una carta topografica di dettaglio e la cartografia rappresentasse fedelmente la morfologia e quanto presente sul territorio, la segnaletica sarebbe davvero inutile. Pure se tutti gli escursionisti non esperti si affidassero ad accompagnatori e guide, la segnaletica sarebbe superflua. Sappiamo però che il movimento sul territorio della grande maggioranza dei frequentatori non esperti della montagna, avviene sui sentieri, senza accompagnamento, con poche capacità di lettura della cartografia e che questa è ancora spesso carente di qualità. La segnaletica diviene quindi elemento per frequentare con maggiore sicurezza un territorio in ambiente.

La segnaletica diventa anche strumento di pianificazione del territorio – soprattutto negli ambiti naturali – poiché è sui sentieri segnati che vengono indirizzate le persone a frequentare quel territorio,valorizzandolo e tutelandolo al tempo stesso (vedasi i principi già espressi a pag 18-19). Molto si è detto e molto si sta facendo per cercare di armonizzare quanto più possibile la segnaletica deisentieri.

Il CAI, attraverso la Commissione Centrale per l’Escursionismo, fra il 1990 e il 1996, dopo anni di gestazione, ha definito degli standard cui attenersi e tale indirizzo è stato fatto proprio non solo dalle sezioni e sottosezioni CAI, ma anche da numerosi enti territoriali pubblici e privati per i quali il CAI è diventato l’interlocutore di riferimento per la segnaletica e la sentieristica in generale.


RETE DEI PERCORSI ESCURSIONISTICI ITALIANI

Riassunto del Progetto

La Rete dei percorsi Escursionistici Italiani (REI) è un tutto unico articolato per aree geografiche connesse tra loro, in cui si possono individuare i percorsi di interesse nazionale raccordati con la Rete Europea e quelli di interesse locale regionali e provinciali. Poiche` la rete si è storicamente sviluppata per iniziative locali si presenta con forti disomogeneità: ben pianificata, segnalata e mantenuta in certe aree, è fatiscente in altre e, talvolta, addirittura inesistente. Questa situazione dipende dalla cronica assenza del governo centrale in termini progettuali e di investimento e dalle diverse sensibilità sviluppatesi localmente per antiche ragioni culturali per cui, a fronte di aree dal volontariato forte e motivato, in altre tale risorsa è irrilevante e vi si stà sviluppando un professionismo miope e rapace. Il progetto REI della CCE nasce per contrastare la disomogeneità e contribuire al completamento della rete escursionistica anche nelle aree in abbandono, portandovi competenza e cultura della montagna. Per realizzare questo obiettivo primario occorre organizzare e valorizzare le risorse umane volontaristiche disponibili, strutturandole in un sistema nazionale di gestori regionali e provinciali o d’area delle singole porzioni della rete, in stretta collaborazione rispettivamente con i Gruppi Regionali interessati e le sezioni. Per questo il progetto dovra` prevedere appositi interventi formativi di base o di aggiornamento a livello nazionale per i gestori regionali che poi dovrebbero organizzare la formazione locale a livello regionale o provinciale o d’area ai fini della pianificazione, manutenzione, rilevazione/aggiornamento e pubblicazione dei dati.


ESTRATTI DA DOCUMENTI CAI CON RIFERIMENTI AI SENTIERI

BIDECALOGO – 1981 (approvato dall’Assemblea straordinaria dei Delegati di Brescia il 4.10.1981)

DOCUMENTO PROGRAMMATICO PER LA PROTEZIONE DELLA NATURA ALPINA

Il Club Alpino Italiano, fin dalla sua fondazione, si è proposto il compito statutario di diffondere l’interesse per i territori montani, riconoscendo l’importanza della montagna come ambiente naturale di profondo valore e significato e la validità della presenza umana in essa, (essendo del resto quasi tutta la montagna italiana marcata da antropizzazione più o meno spiccata), purché concepita nel quadro di un nuovo rapporto tra l’uomo stesso e l’ambiente naturale: in modo cioè da trovare un nuovo equilibrio tra l’esigenza della conservazione di tale ambiente e quella d’un armonioso sviluppo della società umana che vi è inserita.
Si ritiene pertanto che la politica protezionistica del CAI dovrebbe essere indirizzata sulla base dei seguenti obiettivi di principio: …………..Necessità di una chiara e restrittiva disciplina riguardante la realizzazione di nuovi rifugi, bivacchi fissi, vie ferrate, in conformità agli articoli precedenti.
Politica di autodisciplina del CAI. L’efficacia e la credibilità di qualunque iniziativa che il CAI volesse intraprendere in difesa dell’ambiente montano, verrebbero gravemente compromesse qualora le molteplici attività del sodalizio non fossero improntate ad assoluti rigore e coerenza per quel che riguarda la tutela dei valori ambientali. Il CAI dovrebbe tendere a rappresentare, a tutti i livelli e in ogni circostanza, l’esempio di come sia possibile avvicinarsi alla montagna e viverne le bellezze senza in alcun modo degradarne il significato. A questo scopo, per ogni azione che coinvolga problemi di tutela dell’ambiente montano, oltre ad un’ampia e costante sensibilizzazione di tutti i soci, sarebbe opportuna, a tutti i livelli, una cooperazione stretta e responsabile tra le commissioni competenti, e tra queste e le Sezioni.

“CHARTA DI VERONA” – 1990 (Documento finale del 94° Congresso Nazionale del CAI)

..Il Club Alpino Italiano si dichiara contrario per motivi ambientali alla proliferazione di “vie attrezzate” o “ferrate” che non rivestano particolare valore storico o culturale;
Nella progettazione e segnatura di nuove reti sentieristiche a livello locale, nazionale o internazionale, il Club Alpino Italiano dovrà porre massima attenzione, al di là degli aspetti tecnici, all’impatto sui luoghi dovuto alla frequentazione, agli effetti e alle ricadute a livello socio-economico sulle popolazioni montane.

“LE TAVOLE DELLA MONTAGNA” DI COURMAYEUR – 1995

CODICE DI AUTOREGOLAMENTAZIONE ATTIVITA’ SPORTIVE IN MONTAGNA

Considerazioni generali – Per autoregolamentazione si intende che la regola è posta dallo stesso soggetto che la deve rispettare. Le regole che seguono sono proposte perché le rispettino a due soggetti: la persona che pratica l’attività e l’associazione che la promuove e la organizza.
Le regole si basano su un inscindibile criterio etico- ambientale: protezione dell’ecosistema alpino e mantenimento di condizioni conformi alla natura e al significato dell’attività.
E’ necessario che la presenza dello sportivo in alta montagna sia sempre rispettosa della cultura e delle tradizioni locali. Non bisogna inoltre adattare l’ambiente dell’alta montagna alle esigenze degli sportivi, bensì adattare queste ultime alle realtà ambientali dell’alta montagna.

Premesse comuni a tutte le attività.

Le attività sportive a cui si riferisce il codice sono tutte da considerare – in se stesse – a debole impatto ambientale. Le facilitazioni che danno origine alle iper frequentazioni dell’alta montagna e al conseguente degrado ambientale (strade, funivie, alberghi, rifugi, vie ferrate o attrezzate) non sono in generale indispensabili alla loro pratica ma assai spesso imputabili ad interessi estranei ad un genuino spirito sportivo.
Si richiede un impegno comune a tutti coloro che praticano tali attività nell’ambito delle loro associazioni e di queste a livello organizzativo e politico – amministrativo, perché tali facilitazioni non vengano ulteriormente ampliate, ma se possibile ridotte e perché venga limitato ai casi di emergenza l’uso dei veicoli a motore (auto, motocross, motoslitte, elicotteri).
Esse devono altresì opporsi alla costruzione di nuovi rifugi, all’ampliamento di quelli esistenti, alla trasformazione degli stessi in strutture di tipo alberghiero, recuperando la loro funzione originaria di ricettività essenziale in quota.
Nell’ottica di contrastare la iper frequentazione si richiede alle associazioni l’impegno a qualificare il proselitismo, a non favorire la pubblicazione di guide a scopo prevalentemente commerciale e pubblicitario, a promuovere iniziative di sensibilizzazione ambientale; ai singoli si richiede l’impegno alla diversificazione e ad una motivazione di tipo culturale nella scelta delle mete.
A qualunque livello di frequentazione, la protezione della natura alpina esige, dai singoli, l’impegno ad un uso minimale e corretto delle strutture esistenti, e all’uso preferenziale dei mezzi pubblici per l’avvicinamento; l’abitudine alla rimozione scrupolosa dei rifiuti e di ogni genere di traccia, il rispetto altrettanto scrupoloso della natura (flora e fauna) nelle diverse situazioni specifiche delle loro attività, e quindi un certo grado di conoscenza naturalistica della zona visitata.
Stante la comunanza dei problemi ambientali, le associazioni operanti in tutti i paesi di area alpina, si impegnano al reciproco rispetto dei vigenti codici di autoregolamentazione.

Regole speciali per le attività

Escursionismo – Le associazioni si impegnano a controllare l’apertura di nuovi sentieri e reti escursionistiche e a realizzare la segnaletica con tipologie di scarso impatto ambientale. Esse devono prendere definitivamente posizione contro l’installazione di nuove vie ferrate e attrezzate e, ovunque possibile, dismettere quelle esistenti, con la sola eccezione di quelle di rilevante valore storico. Gli escursionisti si impegnano a evitare scorciatoie su terreni non rocciosi per diminuire gli effetti del dilavamento delle acque e prevenire i dissesti del suolo; si impegnano inoltre a non abbandonare i sentieri, a ridurre l’inquinamento acustico nell’attraversamento delle aree protette o biotopi di particolare rilevanza scientifica, e a valutare la capacità di carico degli ambienti attraversati.

Mountain-bike – Le regole precedenti valgono anche per chi usa la mountain-bike, con riferimento all’astensione dall’uso dei mezzi di risalita, che riduce la bicicletta ad un semplice attrezzo per la discesa. Si richiede inoltre, alle associazioni, di seguire e controllare la diffusione delle gare cercando di limitarne il proliferare; ai singoli biker, di seguire, in attesa della definizione di un codice di autoregolamentazione nazionale, le note e già sperimentate norme americane NORBA e IMBA, da adattare alle differenti realtà territoriali.

CLUB ARC ALPIN – 1997

DELIBERA SULLA SEGNALAZIONE DEI PERCORSI ESCURSIONISTICI

In merito alla segnalazione dei percorsi escursionistici, l’assemblea degli associati del Club Arc Alpin (CAA) che si e’ svolta a fine 1997 presso il Centre Alpin du Tour a Chamonix ha deliberato i seguenti punti (qui in estratto per “Lo Scarpone” febbraio 1998), da tradurre nella pratica nell’arco di dieci anni.

  1. Nell’intera regione alpina si persegue una segnalazione unitaria dei percorsi (qualora non in contrasto con altre regolamentazioni, ad esempio quelle dei parchi nazionali). I cartelli dovrebbero essere realizzati con punta.
  2. L’iscrizione sulle insegne dei percorsi dovrebbe indicare quantomeno: destinazione, tempo di percorrenza fino al rifugio, altitudine, località. I dettagli dovranno essere eventualmente discussi e definiti dai responsabili dei rifugi e dei sentieri delle varie associazioni.
  3. Per la segnalazione dei percorsi è necessario procedere secondo il seguente principio: in montagna si dovrebbe indicare “tutto il necessario ma il minimo indispensabile”.
  4. Le segnalazioni dei percorsi nel territorio alpino devono essere colorate in modo unitario in ROSSO-BIANCO-ROSSO, tranne i casi in cui trovino applicazione altre normative, per esempio nei parchi nazionali.
  5. Una classificazione dei percorsi in base alle difficoltà è respinta all’unanimità.
  6. Viene raccomandato che i responsabili dei rifugi delle associazioni si incontrino regolarmente per discutere i dettagli.

In merito all’uso delle mountain-bike, inoltre, l’assemblea ha deliberato quanto segue:
Le associazioni del CAA si esprimono a favore dell’uso di mountain-bike sui percorsi che possono essere utilizzati da veicoli a doppia carreggiata o su tratti destinati o approvati specificatamente per l’uso di mountain-bike. Il CAA consiglia alle associazioni di contribuire con misure di chiarimento e informazioni per l’educazione dei ciclisti onde promuovere un comportamento rispettoso nei confronti dell’uomo e della natura.


Tutte le informazioni riportate sono state prese dal sito: www.cai.it